Quante volte ho letto questa scritta: “Made in Italy”. Bello: fatto in Italia.
Dopo però vedi che neppure l’etichetta “Made in Italy” è fabbricata in Italia, ma in una fabbrica tailandese che usa macchinari cinesi progettati in Giappone. Le aziende italiane vengono aquisite da multinazionali che prima terzializzano il lavoro, poi spostano la fabbrica nell’indocina. Fabbrica che mantiene il suo nome e la famigerata etichetta.
Ma allora cos’è davvero il “Made in Italy”?
Certamente non quello descritto sopra, e neppure i salumi provenienti da suini del nord Europa trasferiti in Italia per prendere la cittadinanza italiana.
Tempo addietro credevo che fosse solamente l’ennesimo filtro per farci credere di essere i numeri uno in qualcosa. Qualcosa in cui credere, un’illusione che facesse tranquilizzare le persone, ma sto rivalutando la cosa. Ecco cosa veramente esportiamo nel mondo; ecco per cosa siamo conosciuti ora; ecco il nostro più grande business:
BERLUSCONI SHOW
Vi consiglio di riascoltare bene il secondo video dal Minuto 1:41. Il commento che sentite lo definirei la cornice che racchiude l’intero quadro.
Probabilmente qualcuno di voi ha già sentito parlare del referendum elettorale nella terza domenica di votazioni consecutiva, ma data la scandalosa decisione che è stata presa per la data, non potevo non fare eco a questa notizia.
Sono due le date possibili in cui poter votare questo referendum il 7 giugno e il 14 giugno. L’obbiettivo del referendum è cambiare l’attuale legge elettorale figlia di un padre privo di ogni remora nel chiamarla con il suo vero nome.
Come oramai sanno tutti, viviamo in un periodo storico economicamente instabile. Sperperare non è mai una buona cosa, specialmente se i soldi non sono tuoi. Farlo in momenti come questi fa affiorare un’incoscienza profonda e una mancanza di rispetto nei confronti di tutte quelle persone che, con le loro ore di lavoro rubate alla vita privata, portano avanti la speranza di poter migliorare le proprie sorti.
Il 7 giugno, come ormai si sà, ci saranno le elezioni europee ed amministrative. Una mente con un senso logico ingloberebbe in questa data anche il referendum elettorale, ma a quanto pare non abbiamo molti cervelli al governo con questo tipo di idea. Infatti, le votazioni per il referendum verranno fatte il 14 giugno.
Alcuni economisti hanno scritto un articolo su Lavoce, nel quale fanno una stima di quanto ci verrà a costare la scelta di far votare il referendum il 14 giugno invece che il 7.
Quattrocento milioni di euro, ecco quanto costerà, forse in lettere non rende bene: 400.000.000€ !!
Tutto questo, almeno è quello che mormorano i mal pensanti, per stancare la gente a forza di elezioni ed impedire così il raggiungimento del quorum necessario per convalidare il risultato del referendum (a volte pensando male ci si azzecca però).
Si parla tanto di sicurezza, si vanno persino a raccogliere gli spiccioli ai morti (mi riferisco ai conti dormienti), ma non si riesce a vedere che con sole due decisioni derivanti dalla disonestà dei reggenti (il cambio del sistema di voto alla camera prima, e lo slittamento della votazione del referendum ora) ci sono già costati 800.000.000€, quasi un miliardo di euro! Con una cifra simile la polizia locale non dovrebbe centillinare la benziana nei serbatoi delle auto e la sanità potrebbe rinarsi lei stessa.
Su questo sito avrete la possibilità di ascoltare la conferenza stampa del comitato referendum elettorale che, se anche può risultare un po’ lunga, vi consiglio di ascoltare.
L’ossessione della sorveglianza si sta diffondendo a macchia d’olio. Governi ed imprese registrano, sorvegliano e controllano i nostri comportamenti sempre piu’ strettamente.
Non importa quello che facciamo, a chi telefoniamo e con chi parliamo, di chi siamo amici, quali sono i nostri interessi ed a quali associazioni partecipiamo – i “Grandi Fratelli” nei governi ed i “piccoli fratelli” nelle aziende conoscono tutto questo sempre piu’ approfonditamente.
L’11 Ottobre 2008, si terrà la giornata Europea Libertà non paura. Una manifestazione a livello Europeo congiunta per combattere il Grande Fratello che ogni giorno invade le nostre vite privandoci della nostra privacy.
Se anche voi, come noi, non condividete questa continua raccolta di informazioni personali da parte di Governo ed Imprese, se anche voi vi sentite “spiati”, manifestate, l’11 Ottobre a Roma.
C’è ancora qualcosa su cui mi sento in dovere di avere qualche notizia in più. Sto parlando del trattato di Lisbona. Nonostante abbia già detto Addio Italia, dopo esser venuto a conoscenza di alcuni retroscena su questo trattato, in questi giorni ho preso un po’ di speranza. Si, perchè oltre ad aver letto qualche notizia di qualche giornalista che “canta fuori dal coro”, ho potuto notare come le notizie, quelle vere, quelle che non ti vogliono far sapere, stanno cominciando a girare, specialmente (se non solo) nel web.
In televisione (e non solo) le uniche cose che ho potuto sentire, erano parole che dipingevano gli Irlandesi come degli ingrati, i quali avrebbero dovuto ratificare il trattato senza neppure leggere ciò che era scritto, solo per il fatto di aver usufruito dei fondi europei.
Più mi guardo intorno e più leggo cose che non mi piacciono affatto. Qui potrete trovare un’elenco di domande/risposte che non è male sapere.
Più mi guardo intorno e più capisco che le contestazioni contro il trattato di Lisbona, non riguardano solo “quattro” giornalisti sperduti nel web, ma anche città come Milano e paesi come Germania, Francia e Austria.
Più mi guardo intorno e più osservo cose che non potevo immaginare, come ad esempio la contestazione dei parlamentari europei:
È in atto un tentativo di golpe plurimo, a danno di tutti gli stati europei, su mandato dei “grassi banchieri” e con il benestare dei loro “fidi” politici.
L’unificazione dei popoli e delle menti è vicina.
P.S.: Se qualcuno fosse a conoscenza di qualche manifestazione, se possibile priva di colori politici, contro il trattato gli sarei grato se me lo facesse sapere.
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