Avete presente quei negozi cinesi che vendono minchiatine-plasticose-a-basso-costo che stanno spuntando come funghi in ogni angolo della città?
Beh proprio l’altro giorno sono entrato in uno di questi mercatini durante la pausa pranzo e, sorpresa, ho scoperto che oltre a copiare i cinesi adesso pretendono anche di insegnarci la nostra lingua (a modo loro), partendo dai libri per bambini! Ok che per un prodotto made in china da 1 euro non ci si dovrebbe aspettare granché, ma questo è a dir poco imbarazzante!
Quante volte ho letto questa scritta: “Made in Italy”. Bello: fatto in Italia.
Dopo però vedi che neppure l’etichetta “Made in Italy” è fabbricata in Italia, ma in una fabbrica tailandese che usa macchinari cinesi progettati in Giappone. Le aziende italiane vengono aquisite da multinazionali che prima terzializzano il lavoro, poi spostano la fabbrica nell’indocina. Fabbrica che mantiene il suo nome e la famigerata etichetta.
Ma allora cos’è davvero il “Made in Italy”?
Certamente non quello descritto sopra, e neppure i salumi provenienti da suini del nord Europa trasferiti in Italia per prendere la cittadinanza italiana.
Tempo addietro credevo che fosse solamente l’ennesimo filtro per farci credere di essere i numeri uno in qualcosa. Qualcosa in cui credere, un’illusione che facesse tranquilizzare le persone, ma sto rivalutando la cosa. Ecco cosa veramente esportiamo nel mondo; ecco per cosa siamo conosciuti ora; ecco il nostro più grande business:
BERLUSCONI SHOW
Vi consiglio di riascoltare bene il secondo video dal Minuto 1:41. Il commento che sentite lo definirei la cornice che racchiude l’intero quadro.
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