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Dire o fare qualcosa di originale è davvero difficile, azzarderei anche un quasi impossibile.

In questi ultimi anni ho avuto modo di scontrarmi spesso con questo pensiero, ed ho visto come si facesse vero sempre di più.

Un po’ di tempo fa scrissi “Sindrome d’autore noto“. In quel post affermavo che per evitare di essere prevenuti nei confronti di qualche pensiero o citazione altrui, bisognava evitare di dire l’autore. Non molto tempo dopo sono stato informato che già qualche centinaio d’anni prima, in alcune facoltà, i professori facevano lezione dietro un paravento, appunto per evitare che gli studenti dessero più importanza ai professori con fama maggiore.

Questo esempio, assieme ad altri vissuti in questi ultimi anni, mi hanno mostrato come sia davvero difficile fare o dire qualcosa di originale.

Anche questo stesso scritto non ha nulla di originale. Infatti, non sono certo il primo a dire che non c’è nulla (o quasi) di originale, l’ho sentito dire (penso) per la prima volta in un video di Carmelo Bene [minuto 4:43]:

Un’altra dritta mi era stata accennata da P3go83, il quale mi riferì che lo stesso Aristotele(?) o non so chi fece un’affermazione del genere.

A seguito di queste n-esime conferme sull’originalità mi sono posto due domande:

  1. Come hanno fatto tutte queste persone a copiare le mie idee prima ancora che nascessi?
  2. Perchè ci sono così tanti riscontri uguali tra persone che non si sono neppure mai viste e che non si sono studiate nell’arco della propria vita?

Sebbene alla prima domanda mi sia molto difficile rispondere ( 😉 ), alla seconda ho provato a darmi qualche risposta.

Molto probabilmente è il fatto di trovarsi in culture molto simili la chiave per rispondere a questa domanda. Di fatto le domande che si pongono le diverse culture sono diverse. Per esempio: le persone di religione induista, saranno assai poche quelle che si faranno domande sul Cristianesimo, le più (di quelle che si pongono delle domande si intende) si porranno quesiti su Kali&Co.

Non sono solo le risposte ad essere uguali, ma soprattutto le domande.

Certo, ad una domanda si può rispondere in più modi, e sono certo che in base alla risposta data si potrà risalire a qualcun altro che avrà dato la stessa risposta. Non dico necessariamente che si troverà la risposta uguale in qualche filosofo dei tempi andati, ma anche nello stesso vicino di casa o dal cassiere del negozio (se volete tirare in ballo la legge dei grandi numeri potete farlo).

Ci poniamo le stesse domande da più di due-tremila anni. Per farne di nuove, probabilmente dovremmo viaggiare un po’ conoscere altre culture, ma si rischia solamente di farci altre domande alla quali altri di quella cultura hanno già dato delle risposte.

Porsi le stesse domande da millenni è una cosa che mi fa pensare. Forse è proprio perchè in tutto questo tempo non ci siamo affatto “evoluti”. Siamo rimasti sempre gli stessi, con le stesse caratteristiche: generosi ed avidi, altruisti ed egoisti, profondi e superficiali, ecc. ecc.

Per quanto ad ogni generazione ci si possa illudere che quella successiva, quella dei nostri figli, sia migliore, dopo diversi millenni le domande che ci si pone sono sempre le stesse, gli accadimenti sul nostro mondo sono sempre quelli e tutto sembra muoversi ciclicamente nella stessa direzione.

È proprio difficile essere originali e quando lo si crede d’essere è un po’ come stare su di un filo di un equilibrista; dove basta un soffio di vento per rischiare di cadere in mezzo a tutti gli altri.

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